Sono una femmina che va in bici. Sono anche in grado di cambiare una camera d’aria, di sostituire i freni o di rimettere in sede una catena. Mi piace sporcarmi le mani e capire come funzionano le cose, anche se non sono certo un’esperta.
Avendo una bici molto vecchia mi è capitato di avere ogni tanto qualche problema da gestire, a volte poi sono pigra e rimando gli aggiustamenti finché non sono imprescindibili.
Per un periodo ho girato per Milano con la catena troppo molle, quindi ogni tanto, tra buche e pavé, mi capitava di dovermi fermare a rimetterla in sede. Poiché la mia fida compagna a due ruote non ha cambio, l’operazione era molto semplice e rapida, spesso non dovevo neppure capovolgerla.
Un sera ritorno verso via Torino, mi cade la catena, mi fermo e mi accingo a tirarla su (cosa che so mi richiederà solo un momento); un ragazzo cordiale si avvicina e mi chiede se mi serve una mano e gli rispondo che no grazie, ho quasi fatto; sono contenta che si sia fermato e penso che esistono ancora le persone gentili. Però la cosa non lo convince e quindi insiste, stavolta più deciso “lascia fare a me, mi sembri in difficoltà” (e da cosa gli sarei sembrata in difficoltà???) e io un po’ stranita gli dico di nuovo che sono a posto. Intanto la catena è tornata in sede e lui si allontana visibilmente arrabbiato dicendo che sono una str##a.
Io mi rimetto in sella e torno verso casa, ma sono alterata e infastidita: perché, se non ho avuto bisogno di aiuto, merito di essere considerata negativamente? Devo stare da parte e assumere il ruolo di fanciulla bisognosa per essere ben vista? Ma che problemi hanno certi maschi? Hanno bisogno di gestire la situazione, di sentirsi eroi? Caro maschio/macho: non è su una relazione di tutela-dipendenza che si dovrebbe basare il rapporto tra i sessi; cominciamo a pensarci equivalenti. L’aiuto si dà quando serve, non come un dono prepotente.