Prendere la decisione di cambiare vita

diventare-freelancer-uscire-dalla-gabbia-cambiare-vita

Il percorso che mi ha portato a decidere di cambiare vita e tentare la via dell’autonomia è lungo e travagliato.
Non ho mia saputo quello che volevo fin da piccola. Né sono coraggiosa e determinata. Ero solo stanca.
Ci sono voluti anni perché mi decidessi e per prendere coscienza di cosa desideravo e di cosa mi potrebbe acquietare. A volte la cosa più difficile è capire se stessi, comprendere che cosa si vuole o di che cosa si abbia bisogno. E poi accettare quel che si è capito e prenderne atto.
Ho attraversato varie fasi negli ultimi anni, faticosamente e alla cieca.

Andare per tentativi

Ecco la situazione di partenza, comune a tanti: il lavoro che ho non mi soddisfa, non viaggio abbastanza, non ho un ritmo che mi permetta di dedicarmi a ciò che mi sembra più importante (essenzialmente la mia crescita personale e l’esplorazione di nuovi luoghi e culture). Ne ho provati diversi di lavori, più e meno stressanti: grafica e web-designer in agenzia, consulente grafica ed illustratrice autonoma, commessa. Finisce sempre allo stesso modo, non mi sento soddisfatta.
Posso andare avanti così, senza slancio, in una città che non amo particolarmente, ma cullandomi nella sicurezza della routine quotidiana.

Intanto cerco di realizzarmi fuori dal lavoro: faccio un corso per rinfrescare il francese; faccio un corso di yoga; faccio corsi di tipo creativo, trovo diversi interessi a cui dedicarmi.

Una strada graduale

Per un po’ funziona, ma l’insoddisfazione cresce dentro di me e vorrei maggiori soddisfazioni; negli ultimi anni penso che potrei tentare di fare partire un’attività mia, nel tempo libero.
L’oreficeria e la creatività mi sembrano il campo ideale: da sempre uso le mani e creo, di bigiotteria negli anni ne ho fatta tanta, penso ad un laboratorio creativo, di oreficeria e qualcosa d’altro. Prima seguo per alcuni mesi un corso di Design del Gioiello all’Accademia di Brera, poi mi iscrivo ad un corso di lavorazione dei metalli alla Scuola Orafa Ambrosiana.
Imparo molto, comincio a mettere qualche lavoro su Facebook, seguo un po’ di altre creative.
Frequento molti mercatini handmade, che nel frattempo sono diventati di moda.
Però non riesco a produrre molto: non sono abbastanza perseverante, non ho un piano preciso, il tempo sfugge tra il lavoro dipendente e le necessità quotidiane, l’ispirazione vacilla schiacciata dalla routine.

Comincia a sembrarmi una strada con poco futuro: può restare un piacevole hobby, ma con questi presupposti non sarà una professione su cui contare.

Cercare altrove

Il mio disagio cresce, così decido che qualcosa deve cambiare. Ci penso e ci ripenso.
Vedo amici e conoscenti che hanno mollato tutto e si sono trasferiti: ad Aachen e ad Amburgo in Germania; a New York; ad Amsterdam.
Ho le idee confuse e mi sento schiacciata e tormentata.
Allora penso che almeno potrei beneficiare di un lungo viaggio, di una bella esperienza che mi lasci qualcosa nel cuore. Però una vacanza di due o tre settimane non mi pare sufficiente. Voglio qualcosa di più, un’esperienza da ricordare, lo zaino in spalla e tanti paesaggi negli occhi. Voglio il tempo di immergermi e di dimenticare il resto.
Inizio a pianificare: scrivo la disdetta dell’affitto del mini appartamento dove vivo e chiedo un anno di aspettativa al lavoro, ottenendola; comincio a sentirmi meglio e cerco di convincere Raffaele, il mio compagno, spiegandogli i miei sogni.

Due mesi passano tra cercare di tenere a bada stress e timori, vendere tutti i miei mobili, visitare i genitori e spiegare i progetti, calcolare al millimetro su quanti soldi posso contare.
Siccome non avrò più l’appartamento a Milano, la mia spesa più grossa (affitto più bollette) è stata eliminata; un appartamento da condividere con il mio compagno in ogni posto dove staremo è affrontabile.
Abbiamo un piano generico: visitare amici all’estero e poi partire senza fermarci per almeno un paio di mesi.
Cominciamo andando ad Aachen, in Germania, dove abbiamo una coppia di amici.
Restiamo ad Aachen poco più di un mese, impariamo a conoscere la città e i ritmi.

Intanto organizziamo il nostro lungo viaggio: passiamo molto tempo a consultare guide turistiche, a calcolare rotte e alternative, a raccogliere informazioni su visti e assicurazioni di viaggio. Infine decidiamo di visitare la Thailandia, il Giappone e il Canada, per poi tornare per stabilirci in Germania, dove potrei aprire un piccolo locale con il mio amico.
Insomma, prevediamo un periodo “sabbatico” per poi trovare una vita diversa.

Decidere di cambiare vita

Il viaggio è meraviglioso, un toccasana. Attraversare Paesi così diversi, vedere tutta quella cultura così distante, sperimentare ritmi tutti differenti.
Durante il viaggio però capisco che la cittadina in Germania e il progetto di un piccolo bar-laboratorio da aprire con un amico non mi soddisfano: non sono pronta a fermarmi, ad impegnarmi in un progetto così a lungo termine.
Quindi decidiamo che si può tentare un’altra strada: ho tempo fino a metà novembre prima che finisca il periodo di aspettativa. Siamo a maggio. Se devo tentare qualcosa, devo farlo adesso. Non c’è niente da perdere, il lavoro fisso è là che mi aspetta, non finirò sotto un ponte.
Mi devo organizzare.

Passo un periodo a casa dei miei genitori, mi riposo dal viaggio, la mia mente lavora incessantemente, leggo informazioni, rifletto, cerco la determinazione… e mi iscrivo ad un corso online per imprenditori di se stessi. E’ un corso tenuto da una persona che ammiro e seguo da anni. Promette di insegnarmi tutto, di accompagnarmi.

E così comincia l’avventura.

Precedente Una definizione di Digital Nomad, ovvero dell'indipendenza Successivo Il primo passo verso l'indipendenza: l'importanza di agire.